Aver paura del diavolo è uno dei modi per dubitare di Dio

In questi ultimi anni, per un insieme di motivi personali, familiari e sociali, ho tralasciato di aggiornare con regolarità i miei blog, sentendo la necessità di immergermi nella pulizia e nel silenzio su tutti i fronti del mio essere. Nel frattempo nell’ambito pubblico ho seguito quello dedicato a Ho’oponopono 108grani. com – che pratico e diffondo da 15 anni insieme a Sandro il mio caro compagno di questo incredibile viaggio tra Terra e Cielo.

In questo tanto tempo sono successe molte cose, nel mondo fuori e nella mia vita. Tra gli eventi recenti emotivamente più significativi per me, c’è stato il passaggio nel di Là dei miei genitori. Mio padre Umberto è mancato il 9 febbraio 2021, e 22 mesi dopo mamma Fiorenza  lo ha raggiunto il 12 dicembre 2022.

 

18 10 2018 con papà e mamma alla chiesa di Santa Maria e San Michele Arcangelo a Genova

 

Due settimane prima della partenza di papà c’è stato un episodio strano, che potrebbe apparire inquietante ma io ormai credo che sia stato semplicemente ‘informativo’, anche se assolutamente strambo.

Desidero condividerlo sia per non dimenticare questa avventura, sia per amore per i miei genitori e anche perchè ingloba alcuni dettagli davvero particolari.

Proprio all’inizio del 2021 avviene questa vicenda che riguarda dei cioccolatini scomparsi, mio padre e il padre di Sandro, la Madonna di Lourdes e… un elemento a sorpresa.

Per fortuna che da sempre scrivo un diario quotidiano perchè probabilmente alcune tempistiche e altri dettagli li avrei mescolati o dimenticati.

 

Durante la prima settimana di gennaio del 2021, i miei genitori prepararono un pacco per spedirci dei piccoli regali per il natale già trascorso, un voluminoso cartone che conteneva anche una grande busta di cioccolatini.

Per rendere loro le cose meno complicate – almeno questo era il nostro intento – il 7 gennaio prenotammo un ritiro prepagato a casa loro, che avrebbe dovuto avvenire il giorno successivo.

Ma in realtà comincia un’epopea perchè il corriere non si vede nè si fa sentire per quasi venti giorni. I miei genitori erano molto infastiditi, e anche giustamente irritati da questo ritardo, in quanto si erano sentiti costretti a rimanere in allerta ad aspettare il ritiro, ma il corriere, come spesso accade, non fu mai reperibile telefonicamente per un appuntamento preciso.

Per cui ricordo diverse telefonate nervose con i miei a riguardo, tanto che dissi loro che non avremmo mai più fatto un’operazione del genere.

Finalmente il 25 gennaio il corriere si fa vivo, il pacco viene ritirato, e il 26 gennaio ci viene consegnato. Tra l’altro quel giorno era l’anniversario della partenza da questo piano di Bruno Groening (1959) e per la prima volta da che lo ‘conosco’ mi dimenticai di accendere una candela per lui.

Quella sera – senza che io possa individuare una causa scatenante – mi si sono riversate dentro una serie di considerazioni molto faticose sulla spiritualità, insieme a un grande dubbio di fede.

Premetto che la mia fede non segue la tradizione ma allo stesso tempo mi piacciono molte figure della nostra religione. In particolare amo la Madonna, per la sua bellezza e perchè è mamma, ed è una madre sempre in ascolto.

La percepisco come un amabile simbolo di accoglienza e dolcezza femminile. Piano piano è diventata per me un’interlocutrice importante, soprattutto in questo momento storico che non ha, e non dà, punti di riferimento nè legati alle nostre radici culturali nè con buoni esempi di alcun tipo.

E quindi attualmente ho una grande collezione di santini, di rosari, di quadretti e altri oggetti religiosi che mi piace guardare. Lo ho ereditati da mia sorella Luisa, da mia nonna Tina e anche in ultimo da mia madre.

Inoltre, sempre con lo spirito del detective che si addentra nel meraviglioso, in questi anni ho fatto tante ricerche sulle apparizioni mariane, con alcune predilezioni che sono: la Madonna di Guadalupe – approfondita 4 anni prima della scelta di mamma di andarsene nel giorno della sua ricorrenza – la Madonna di Garabandal e l’apparizione alla grotta delle tre fontane a Roma, chiamata Vergine della Rivelazione.

E quindi, oltre a pulire costantemente – Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie – ogni giorno prego a mio modo, anche apportando delle varianti dove e quando non mi risuonano i termini utilizzati nelle preghiere ‘tradizionali’.

Tornando a quella sera dopo cena mangio due dei tantissimi cioccolatini arrivato con il pacco, Sandro ne mangia uno e poi li sistemo in un vassoietto di cartone su un tavolino che è all’inizio della scala che dalla cucina per via interna, tramite una porta, scende in cantina.

Penso che dovrei spostarli e metterli in una scatola di metallo ma non mi sento bene, li lascio lì e vado a stendermi. Dopo un po’ comincio a stare fisicamente veramente male, sempre peggio.

Durante la notte non sto male, sto malissimo. Ho dolori fortissimi allo stomaco, sto male di tutto, ho freddo ovunque con brividi. Ho anche pensato che mi ero avvelenata con qualcosa e che stavo morendo! Finalmente verso le 5 di mattina mi addormento.

La mattina del 27 gennaio, quindi dopo poche ore, apro la porta che va in cantina per mettere i cioccolatini in una scatola chiusa o magari buttarli via ma… non ci sono più! Saranno stati almeno una cinquantina, di dimensioni importanti, ma c’è solo il vassoio di cartone vuoto. Senza altri segni visibili di “infrazione”. Volatilizzati.

Mi accorgo che la porta della cantina, quella di sotto esterna, è socchiusa, stranamente non abbiamo messo la spranga interna. E’ una pesante porta di legno di fine 800 che dà sul giardino, ed è senza serratura perciò la chiudiamo da dentro con un grosso ferro o da fuori con un lucchetto.

Né prima né dopo è mai accaduto che dimenticassimo quella porta aperta. Nonostante la zona isolata, l’idea di dormire con un accesso aperto non sarebbe mai rilassante, anche se la possibilità che qualcuno possa entrare in casa è molto remota. Inoltre, la porta era socchiusa, il che è strano per due motivi: avremmo dovuto notarla e, in aggiunta, essa, essendo molto pesante, tende ad accostarsi e sembrare chiusa anche quando non lo è.

I nostri vicini hanno due grossi cani furbissimi che, quando siamo arrivati qui, ci hanno portato via diverse volte le scarpe da orto che lasciavamo fuori da un altro ingresso. Pertanto, pur non spiegandomi come avrebbero potuto fare – perchè non c’era una carta stagnola per terra e il vassoietto era posto perfettamente sul tavolino ma era vuoto, ho pensato che potessero essere stati loro a mangiarli con incarto e tutto.. Anche se immaginavo, se così fosse stato, che avrebbero avuto una diarrea fulminante o quantomeno avrebbero dovuto stare male in qualche modo.

Vado dai vicini, chiedo come stanno i cani e se fosse stato possibile che avessero fatto tutta ‘sta acrobazia… Ma loro ritenevano di no, anche perchè se i cani fossero entrati dalla porta, al di là che qualche dettaglio visibile o disordine lo avremmo riscontrato, non avrebbero potuto poi socchiudere una porta alle loro spalle venendo via.

Insomma per giorni ho macchinato mentalmente su quale tipo di prodigio potesse essere accaduto!

Ho legato il fatto – so che è assurdo ma a furia di pensarle tutte – a Bruno Groening. A un suo messaggio di qualche tipo? Forse era rimasto male perchè non avevo avuto un pensiero per lui nell’anniversario della sua dipartita? Un’idea piuttosto presuntuosa da parte mia.. O, ripensando al mio malessere notturno, forse c’era qualcosa di tossico nell’impasto del cioccolato? Però Sandro stava bene, e anche i miei genitori ai quali avevo raccontato la storia. E ancora: il mio enorme dubbio di fede mi aveva provocato uno tsunami fisico? Tanti pensieri di ogni tipo, stavo meglio ma ero disorientata. La domanda più importante rimaneva: come e perchè erano spariti tanti grossi cioccolatini in poche ore senza lasciare alcuna traccia?

Cerco ‘cioccolato’, per trovare un indizio o una coincidenza di qualsiasi tipo tra le info in internet. Anche riguardo Groening e trovo la parola in questo pdf, a pagina 15. Sì ha lavorato in una fabbrica di cioccolato ma è un po’ pochino in effetti…

2. Tirocinio della vita
Bruno Gröning continua a scrivere:
“Nell’anno 1925 sono riuscito ad aprire un’ebanisteria e un mobilificio artigianale e a mettermi in proprio. Dopo quasi due anni ho smesso ed ho lavorato occasionalmente come operaio in una fabbrica fino al 1943.
Così ho lavorato prima in una fabbrica di cioccolato, poi all’ufficio postale di Danzica come fattorino dei telegrammi per circa nove mesi ed in seguito presso la ditta Siemens e Halske come installatore della corrente a bassa tensione”.

 

Il 30 gennaio 2021 papà Umberto compie 91 anni e io non riesco, per la prima volta, ad andare a Genova per festeggiarlo, per un insieme di motivi, inclusa “la pandemia” che imperava e la difficoltà negli spostamenti. Inoltre si era aggiunto un maltempo intenso.

Di prassi tre quattro volte all’anno li andavo a trovare e, un po’ per far loro compagnia un po’ per aiutarli, restavo per almeno una settimana ma quella volta rimanemmo d’accordo che sarei andata da loro a fine mese.

Papà e mamma, con i miei fratelli, come si faceva sempre, anche in quella occasione festeggiarono il compleanno pranzando a casa, e ci sentimmo al telefono per gli auguri. Mia cognata mi disse che quel giorno papà – che portava i suoi anni in modo orgoglioso, lucido e invidiabile – era un meno vispo del solito, e anche pallido.

Dopo una settimana, il 7 febbraio, la mia famiglia festeggia il compleanno di Marco, mio fratello maggiore che compiva gli anni il giorno prima, quindi un doppio festeggio per Marco e anche per papà. Questa volta fanno festa al ristorante, dove mio padre mangia, beve, chiacchiera, si diverte e tiene banco con spirito e leggerezza come gli piace fare, restando a tavola fino a pomeriggio inoltrato.

Quella sera però papà non sta bene, ha forti dolori addominali, un brutto colorito e cade a terra in casa improvvisamente per due volte. Nel frattempo antidolorifici e un circuito di domande al telefono tra noi di casa: a pranzo ha mangiato delle cozze, che siano state quelle? Prendeva un solo farmaco per le sue quasi nulle patologie, che abbia fatto reazione con i due bicchieri di vino bevuti?

Martedì 9 in tarda mattinata cade ancora in casa – tralascio alcuni dettagli dolorosi anche per le reazioni impotenti di mia madre – e nel primo pomeriggio arriva l’ambulanza e lo ricoverano d’urgenza. La sera stessa telefoneranno a mio fratello Marco dall’ospedale dicendogli che papà potrebbe non passare la notte. Infatti vola nel di Là alle 22,30 ancora vestito, sul lettino del corridoio del pronto soccorso.

 

Mamma e Papà 29 aprile 1956

 

Due paia di bretelle eleganti che gli avevo ordinato in ritardo per il suo compleanno (perchè in stile inglese come gli piacevano prima non erano disponibili) e che gli avevo fatto spedire da un negozio da cui compravo delle cose per lui che ci teneva all’abbigliamento, gli vengono consegnate l’8 febbraio. Non sta per niente bene e vede solo la scatola che non riesce ad aprire ma almeno la immagino come una microscopica gioia in quel terribile e definitivo momento.

Parto quindi per Genova l’11 febbraio – era la ricorrenza della Madonna di Lourdes – per il funerale che era fissato per il 13, per poi rientrare a casa da Sandro il 21.

Il 17 febbraio mentre io sono a Genova muore anche Francesco, il papà di Sandro.

Il 22 febbraio colleghiamo queste date. Il 22 sarà un numero che comincerà a ricorrere, da questo momento, in modo significativo nella mia vita.

 

Il 24 febbraio scriveremo alla nostra mailing list, per avvertire che sposteremo il webinar per la prima volta, da quando abbiamo iniziato la diffusione di Ho’oponopono. E anche per informare delle coincidenze dei nostri padri, in questa doppia partenza per il Cielo, essendo mancati a 8 giorni uno dall’altro.

 

“Il 25 Febbraio, come ogni ultimo giovedì del mese, avrebbe dovuto esserci il nostro consueto webinar Ho’oponopono.
È la prima volta in tanti anni che lo rimandiamo.
Ma sentiamo l’esigenza di spostarlo al prossimo giovedì 4 Marzo. Il motivo è che i nostri due papà, Francesco e Umberto, hanno lasciato il corpo a 8 giorni di distanza l’uno dall’altro.
Sembra quasi che si siano dati un appuntamento per entrare insieme nell’Aldilà.

Umberto, il papà di Silvia, è salito in cielo il 9 Febbraio a distanza di 10 giorni dal suo compleanno che aveva festeggiato il 30 Gennaio.
Mentre Francesco, il papà di Sandro, è deceduto il 17 Febbraio, 10 giorni prima del suo compleanno che sarebbe stato il 27.
Queste coincidenze le interpretiamo come segnali dall’alto che ci indicano in qualche modo una certa unione tra loro, anche se non si sono mai incontrati personalmente.
Ci prendiamo questa settimana di riposo mentale e fisico, per ripulire, pregare e benedire le loro anime in viaggio”.

 

Il 26 febbraio, esattamente un mese dalla sparizione dei cioccolatini, Sandro intravede in cantina un topo che si arrampica su un muro! Una freccia velocissima che gli era parso di una dimensione di circa 15 18 cm dalla testa alla coda.

Cadono tutte le mie supposizioni sacre e comincio a credere che quei dolci siano stati semplicemente rubati da un topo geniale.

Ci siamo quindi messi alla sua ricerca e, anche se qui in campagna è ‘normale’ che ci possano essere dei topi, non era ancora capitato, nè prima nè dopo. Per inciso in quel periodo non abbiamo mai visto tracce, rosicchiature o escrementi.

Quindi sbaracchiamo tutte le cose dalla cantina, e anche dalla sala prove di Sandro che è la stanza accanto separata solo da una tenda. Spostiamo tutto e aahhh, dietro un divano, finalmente troviamo incarti di cioccolatini, tanti… Quindi il colpevole era proprio quel topastro che se ne era già mangiato una quantità industriale!

Malgrado la successiva pulizia dell’ambiente con anche il posizionamento di ‘caramelle’ anti-topo (che lui non tocca, probabilmente preferisce il cioccolato!), non troviamo più indizi di nessun tipo, nè stagnole, nè cacchette, nè altro. Non ci sembrava molto normale perchè sarebbe stato da parte del topo un ragionamento davvero razionale e una capacità sensazionale di non dare nell’occhio. E’ vero che sono animali super intelligenti ma questo esagerava! Comunque in quel momento abbiamo pensato che si fosse trasferito, che fosse uscito liberandoci dal pensiero, anche un po’ inquietante, di avere un topo quasi in casa.

Fino al 10 marzo 2021.

 

Breve nota sulla Madonna di Lourdes
La cui fama è legata alle diciotto apparizioni (dall’11 2 1858) della Vergine Maria alla giovane Bernardette Soubirous e alle successive guarigioni miracolose.
Si festeggia l’11 febbraio, che è la data di nascita della cara mamma di mia mamma (1910) e anche della di morte di Morrnah Nalamaku Simeona (1992).

 

 

Nel 2021 avevamo traslocato da circa un anno in questa nuova vecchia casa del 1886. Parecchie scatole ancora imballate erano rimaste sugli scaffali giù in cantina. Cantina che è un’ampia zona asciutta, pulita e ventilata, dove teniamo, oltre alla montagna di legna che utilizziamo per il riscaldamento, tutto quello che non sta di sopra. Inclusa una parte di dispensa, quella in barattoli, bottiglie di vetro e lattine, quindi non attaccabile da sporco, insetti e da nessun predatore indesiderato.

Da quando ci eravamo trasferiti mi riproponevo di ritrovare un’abat-jour antica, prodotta a Lourdes e raffigurante la Madonna omonima. Una statua dorata di metallo con quattro rose di porcellana, alta 50 centimetri, provvista un carillon interno che suona una limpidissima Ave Maria di Schubert. L’avevo acquistata a un asta oltre 30 anni fa in Francia. In pochi anni avevamo fatto tre traslochi e da tempo mi chiedevo dove fosse finita e come avrei potuto rintracciarla.

Quel giorno, il 10 marzo, scendo in cantina per cercare un oggetto che avevo messo in vendita in internet e del quale mi avevano chiesto ulteriori foto. Con l’aiuto di una scala, vedo su uno scaffale dei cartoni ancora chiusi che non ricordavo, su uno dei quali avevo scritto “Madonna di Lourdes”.
Era sull’ultimo ripiano e la scritta era piccola, quindi non lo avevo notato prima anche se il cartone era abbastanza grande. Ma in quel momento, che gioia incredibile!!, avevo finalmente ritrovato questa bellissima madonnina musicale che successivamente ho regalato a una cara amica.

Per arrivarci salii quindi sull’ultimo gradino della scala di alluminio che teniamo in officina emozionata nell’idea di prendere la scatola. La mia testa toccava il soffitto di legno. Mentre allungo le mani sul cartone giro gli occhi sulla destra e, su un trave orizzontale del soffitto, a pochi centimetri dalla mia faccia, c’è il topo! Immobile, in una posizione che sembra la sfinge di Hatshepsut!

 

Non me lo aspettavo, visto da vicino era più grande di quanto pensassi e non avevo capito che non fosse più in vita anche se – se lo fosse stato –  ovviamente non sarebbe rimasto così impietrito.

Dallo spavento mi metto a gridare, scendo dalla scala e chiamo Sandro che corre in ‘mio soccorso’, che lo prende e lo butta nel bosco.

Il topo era morto ma stava in una posizione che sembrava osservasse, con gli occhi aperti, il musino ‘sereno’ e pulito. Non era steso su un fianco ma aveva a testa eretta, proprio come se fosse affacciato a una finestra, con le zampine anteriori protese in avanti. E guardava esattamente il punto dove c’era la scatola con la lampada di Lourdes che non riuscivo a ritrovare!

 

…ma non è incredibile? Esiste anche la Madonna del Ratt, è un’opera in cotto del XV secolo e si trova a Milano in un cortile di via Santo Spirito 10.  La storia e i dettagli QUI 

 

 

Dopo tutto questo ho fatto un po’ di ricerche in internet per capire, o almeno per collegare qualche ‘perchè’, ammesso che ci sia un perchè. Ma voglio credere che ci sia.

 

Ti Amo Mi Dispiace Perdonami Grazie
per vedere con resa e fiducia l’oltre dentro e fuori di me.
E’ fatto!

 

 

Il topo che entra in casa: qual è il significato spirituale?

Per alcune persone, un topo che entra in casa è un segno di sfortuna.
Il topo è orgoglioso della sua capacità di proteggersi dai predatori (significato legato alla forza).
Lo fa utilizzando le sue abilità intellettuali e le sue doti di furtività.
Alcune persone associano questo significato del topo alla cattiva abitudine di fare di tutto per sfuggire ai problemi o nascondersi dalle sfide della vita.
Per loro, questo significato del topo implica che si è sempre preda o vittima di persone cattive o di circostanze ingiuste.
Ma è importante sapere che è vero il contrario.
Un topo che entra in casa è un segno di malattia?
È opinione comune che l’ingresso di un topo in casa preannunci una malattia (significato legato alla sua immagine di animale sporco).

Forse anche la morte di un membro della famiglia.

Fonte che descrive moltissime altre informazioni positive.

 

Cosa simboleggia un topo?
Spesso simboleggiano la capacità di prestare attenzione ai piccoli dettagli e di affrontare situazioni difficili con abilità e agilità. Vedere un topo in sogno può anche indicare la necessità di essere cauti o vigili nei propri dintorni, poiché i topi sono noti per i loro sensi acuti e la capacità di rilevare il pericolo.

Qual era il significato originale di topo?
Piccolo roditore. La parola inglese “mouse” deriva dall’inglese antico “mus” (piccolo roditore), che deriva dal germanico comune (proto-germanico). La parola può essere fatta risalire al greco, al latino, all’antico slavo e al sanscrito, tutti utilizzando “mus” con varie inflessioni.

L’italiano “muscolo” deriva dal latino muscŭlus, diminutivo di mus, cioè topo. Questo perché il guizzare dei muscoli sotto la pelle quando si contraevano faceva pensare agli antichi romani a dei topi sotto pelle che si muovono. Anche in greco oggi si usa la stessa parola sia per “topo” che per “muscolo”.

Cosa significa spiritualmente un topo in casa tua?
Il significato spirituale del topo in casa riguarda il lasciar andare i dettagli. Potrebbe anche essere letterale come fermare la tua ossessione per la pulizia e l’organizzazione. Fermati invece per apprezzare la bella casa e la vita che hai. Inizia un elenco di cose per cui sei grato.

Cosa significa quando un topo appare in casa tua?
I topi domestici sono uno dei parassiti più comuni per i residenti. Solo perché in una casa ci sono i topi non significa che sia sporca o impura. I topi cercano riparo, un posto dove nidificare, un posto dove riprodursi e un facile accesso al cibo. Se riescono a trovare quelle cose nella tua casa, troveranno ogni modo per entrare.

 

 

Numerose culture associano i topi alla fertilità e all’abbondanza. D’altra parte, alcune persone li vedono come indicatori di una malattia o di una morte imminente. Vedere un topo nella vita reale o in sogno potrebbe essere un segno fortunato o sfortunato, a seconda di cosa sta succedendo nella tua vita.

 

 

Il topo è stato a lungo, come il pipistrello e il ragno, associato alle streghe e ai loro riti. Oppure, utilizzato come strumento di estremo dolore e morte durante le torture medievali. Il cristianesimo, come di consueto, gli attribuisce un valore negativo. Lo associava, infatti, alle attività nefaste e agli inganni del demonio. Presso gli antichi romani, invece, era simbolo di buon auspicio. Per i saggi egizi era considerato un animale sacro. In Grecia il topo era oggetto di culto poichè era l’animale attribuito a Zeus e ad Apollo, il che ha suggerito l’ipotesi che i topi fossero associati a queste divinità perchè erano usati per sfamare i serpenti degli dèi.

 

“Aver paura del diavolo è uno dei modi per dubitare di Dio”
Kahlil Gibran

 

Il topo compare molto spesso anche nelle favole. Le più famose sono “Il leone e il topo riconoscente”, “Il topo di città e il topo di campagna” di Esopo e “Il pifferaio di Hamelin” detta anche “Il pifferaio magico” dei fratelli Grimm.

La prima favola racconta di un leone che catturò un piccolo topo, con la ferma decisione di mangiarlo. Quest’ultimo chiese di risparmiargli la vita, offrendogli in cambio la sua amicizia e dicendogli che gli avrebbe dimostrato la sua riconoscenza. Il felino, convinto dal roditore, lo lasciò in vita e proseguì per la sua strada, venendo però catturato da un cacciatore e legato ad un albero. Il topo, avvicinatosi di soppiatto, morsicò le corde che tenevano legato il leone, donandogli la libertà e dicendogli: «Tempo fa hai riso di me perché credevi di non poter ricevere la ricompensa del bene che mi hai fatto. Ora sai che anche noi, piccoli e deboli topi, possiamo essere utili ai grandi».

La metafora del racconto è incentrata sull’importanza dell’amicizia, che è un valore fondamentale ed indipendente dal prestigio sociale ed economico delle persone. La favola mostra come, con il mutare delle circostanze, anche i potenti possono avere bisogno dei deboli.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati

Inizia a scrivere il termine ricerca qua sopra e premi invio per iniziare la ricerca. Premi ESC per annullare.

Torna in alto